La passione per le auto classiche non ha confini, ma esistono luoghi definiti nello spazio e sospesi nel tempo che conservano l'essenza di questa passione.
Sono i luoghi di Heritage.
La presenza ai principali eventi del settore è un'occasione imperdibile per ammirare da vicino vetture leggendarie che hanno segnato generazioni di appassionati.
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La storia di quattro grandi brand dell'automobilismo italiano
Dai modelli più rappresentativi ai personaggi più vincenti e rivoluzionari, dagli eventi che hanno rappresentato, questa sezione racconta e celebra i pilastri di Alfa Romeo, Fiat, Lancia e Abarth.
Reloaded by creators è il progetto di Heritage che prevede la vendita di un numero limitato di vetture classiche dei brand Alfa Romeo, Fiat, Lancia, Abarth: modelli storici, dall'autenticità certificata e riportati alla bellezza originaria direttamente dalla Casa Madre.
Per l’Alfa Romeo 1900 era stato coniato lo slogan: “La berlina di famiglia che vince le corse”. La Giulietta - che debutta nel 1955 - continua questa tradizione stravincendo nella categoria Turismo, manca però una versione capace di vincere nella categoria GT. Ci pensa il carrozziere e pilota Elio Zagato a creare la leggera, aerodinamica e vincente Giulietta SZ.
Alla fine degli anni Cinquanta la famiglia Giulietta è ben articolata: c’è la berlina affiancata dalla versione sportiva T.I. e, sempre declinate in due potenze, ci sono anche le scoperte di Pininfarina Spider e Spider Veloce e le coupé di Bertone Sprint e Sprint Veloce.
Ma le Giulietta Sprint Veloce non sono così vincenti nella classe GT quanto le sorelle T.I. tra le Turismo: le vetture sono potenti e affidabili, ma penalizzate rispetto alla concorrenza dal peso. Per un caso fortuito un pilota milanese, Massimo Leto di Priolo, danneggia in gara la sua Giulietta Sprint Speciale e decide di affidare la ricostruzione al carrozziere Elio Zagato, noto nell’ambiente delle corse per le sue originali e leggere carrozzerie in alluminio che rendono vincenti le sue elaborazioni.
Zagato seguendo le sue abituali linee “a uovo” smussa gli angoli allo scopo di migliorare l'aerodinamica e il risultato è vincente: Leto di Priolo vince a Monza la Coppa Intereuropa del 1956 al volante dell’originale Giulietta Sprint Veloce carrozzata da Zagato. Sulla spinta di quel risultato altri gentleman driver si rivolgono al carrozziere milanese, che inizia a "rimodellare" le carrozzerie, anche se nuove e intonse, della Sprint Veloce per produrre quella che comincia a essere chiamata Giulietta Sprint Zagato.
L’Alfa Romeo è interessata a far sviluppare a Zagato la nuove coupé sportiva, ma al contempo Bertone pretende il rispetto del contratto e propone una sua versione con lamiere in allumino: la bellissima SS disegnata da Scaglione risulta però molto costosa da produrre. Facendo leva su questo aspetto l’Alfa riesce ad accontentare tutti: carrozzieri, gentleman driver e concessionari. Consente a Bertone di produrre la fuoriserie Sprint Speciale ma con lamiere in acciaio, e a Zagato fornisce i telai "nudi" in modo che la trasformazione risulti più efficiente ed economica. Per l’Alfa la gamma si arricchisce così due altre due perle: l' originale Giulietta SS e la vincente Giulietta SZ.
ALFA ROMEO GIULIETTA SZ - 1961
ALFA ROMEO GIULIETTA SZ - 1961
MOTORE
4 cilindri in linea, anteriore, longitudinale, doppio albero a camme in testa, 2 carburatori doppio corpo, 1290 cm³
POTENZA
98 CV a 6.500 giri/minuto
VELOCITÀ
220 km/h
PESO
840 kg
DESIGN
Zagato
CARROZZERIA
Coupé
Precedente
Successivo
Al Salone di di Ginevra del 1960 debutta ufficialmente la Giulietta Sprint Zagato. Il pubblico apprezza i dettagli: la raffinatezza aerodinamica nella totale assenza di spigoli, la riduzione del peso persino nelle essenziali maniglie e la raffinatezza meccanica dei freni a tamburo con tre ganasce.
Un'ulteriore vittoria sportiva "imprevista" dà origine allo sviluppo della SZ seconda serie: nel 1961, a Monza, il pilota Francesco De Leonibus riesce a ottenere una velocità massima strabiliante (222,22 km/h) con una delle prime Giulietta SZ nuovamente ricarrozzata, ancora una volta in seguito a un incidente, dal torinese Michelotti. La “sua” SZ ha una linea più lunga e affusolata e non esistendo strumenti come la galleria del vento Zagato si mette subito all’opera agendo empiricamente per migliorare l’aerodinamica delle Giulietta SZ.
Ridisegna la carrozzeria allungando muso, coda e modificando anche il padiglione, e per garantire una ulteriore efficienza aerodinamica decide di "troncare" la coda della vettura, seguendo le teorie dell'ingegnere aerodinamico tedesco Wunibald Kamm. In mancanza di una galleria del vento, per trovare la configurazione aerodinamica più efficace esegue personalmente una serie di test in autostrada, usando le pietre miliari come riferimenti e il fedele designer Ercole Spada come cronometrista seduto a destra.
Zagato, che oltre ad essere uno stimatissimo carrozziere è anche un valente gentleman driver, iscrive una vettura con la nuova configurazione aerodinamica al GT Grand Prix del 1961 a Monza, e vince la competizione. Alle sue spalle ConsalvoSanesi, che si classifica secondo al volante sempre di una Giulietta SZ. Consacrata così in pista nasce la SZ seconda serie, nota proprio come “coda tronca”. Le prestazioni crescono in modo significativo: la velocità massima passa dai 189 km/h della versione con la coda corta e tonda, ai 200 km/h. Una minima parte del merito si deve anche alla maniacale ricerca di riduzione del peso: malgrado il baule più lungo il peso in ordine di marcia scende dagli 854 kg della prima serie agli 840 kg della seconda. Negli ultimi esemplari 30 esemplari i mitici tamburi a tre ganasce vengono sostituiti dai più moderni freni a disco Girling.
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