La passione per le auto classiche non ha confini, ma esistono luoghi definiti nello spazio e sospesi nel tempo che conservano l'essenza di questa passione.
Sono i luoghi di Heritage.
La presenza ai principali eventi del settore è un'occasione imperdibile per ammirare da vicino vetture leggendarie che hanno segnato generazioni di appassionati.
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La storia di quattro grandi brand dell'automobilismo italiano
Dai modelli più rappresentativi ai personaggi più vincenti e rivoluzionari, dagli eventi che hanno rappresentato, questa sezione racconta e celebra i pilastri di Alfa Romeo, Fiat, Lancia e Abarth.
Reloaded by creators è il progetto di Heritage che prevede la vendita di un numero limitato di vetture classiche dei brand Alfa Romeo, Fiat, Lancia, Abarth: modelli storici, dall'autenticità certificata e riportati alla bellezza originaria direttamente dalla Casa Madre.
Con la nascita dell’Autodelta dell’Ing. Chiti negli anni Sessanta, l’impegno sportivo dell’Alfa Romeo torna a puntare in alto, fino al Campionato Mondiale Marche.
Nel 1951 L’Alfa Romeo aveva lasciato la Formula 1 per concentrare tutti gli sforzi economici sulla produzione di serie. Ma l’indole sportiva era sempre presente tanto nelle vetture, quanto negli uomini della Casa. Così nel 1964, nella divisione Progettazione diretta da Orazio Satta Puliga e Giuseppe Busso, nasce la volontà di costruire una vettura da competizione per correre nella categoria Sport Prototipi. In quegli anni il Campionato Sport Prototipi è molto seguito dal pubblico e la partecipazione può quindi costituire un buon investimento pubblicitario.
Le premesse per lo sviluppo delle mitiche Alfa Romeo 33 partono da lontano, in provincia di Udine, dove una piccola azienda produce per conto dell’Alfa Romeo le Giulia TZ. A capo di quella che in seguito diventerà l’Autodelta c’è il vulcanico ingegnere Carlo Chiti, che in passato aveva lavorato in Alfa e in Ferrari. L’evoluzione dei rapporti con la Casa del Biscione porta l’Autodelta a stabilirsi a Settimo Milanese, nelle vicinanze del quartier generale Alfa Romeo. L'Alfa decide infatti di affidare all'Autodelta anche la realizzazione della Giulia GTA e, successivamente, acquisisce l'azienda di Chiti, che diventa il reparto corse ufficiale per la progettazione e la gestione delle vetture da competizione.
Nell’inverno del 1965 un primo prototipo del progetto di vettura sportiva a motore posteriore sta girando sul circuito dell’Alfa Romeo a Balocco: il motore è l’evoluzione del mitico bialbero millesei della TZ2. Lo sviluppo di questo prototipo darà vita all’Alfa Romeo Scarabeo di Giuseppe Busso. Con l’acquisizione dell’Autodelta, il progetto iniziale di Satta e Busso passa nelle mani di Chiti e, dall’inverno successivo, la “Tipo 33” dell’Autodelta comincia ad assumere tutti gli aspetti tecnici definitivi: dall’inedito telaio ad “H” al nuovo motore 8 cilindri a V da due litri che sviluppa 270 cavalli.
Il debutto vincente avviene il 12 marzo 1967 sulla salita del Fléron, in Belgio: la nuova Alfa Romeo 33 - battezzata “Periscopica” per la presa dinamica che sale alle spalle del pilota - vince mettendosi alle spalle vetture di classi superiori e molto più potenti. La neonata Alfa Romeo 33 è magistralmente condotta dal pilota collaudatore Teodoro Zeccoli, che seguirà con grande passione e coinvolgimento personale l’evoluzione e lo sviluppo delle 33. Nel 1968 le 33/2 (il 2 nella sigla indica la cilindrata in litri) partecipano al Mondiale Sport Prototipi raccogliendo vittorie e ottimi piazzamenti nelle massacranti gare di endurance: la memorabile tripletta nella classe 2 litri alla 24 ore di Daytona dà il nome alla vettura ancora oggi perfettamente funzionante ed esposta al Museo Storico Alfa Romeo di Arese: Alfa Romeo Tipo 33/2 Daytona.
Alfa Romeo 33/3 "Le Mans"
Alfa Romeo 33/3 "Le Mans"
MOTORE
V8 benzina, centrale/posteriore longitudinale 2998 cc
POTENZA
400 Cv a 9000 giri al minuto
VELOCITÀ
310 km/h
PESO
700 kg
DESIGN
Autodelta
CARROZZERIA
Spider (vettura Sport per il Campionato Mondiale Sport Prototipi)
Precedente
Successivo
Il motore V8 delle Alfa Romeo 33 cresce di cilindrata passando da 2 a 3 litri, ma la consacrazione definitiva nel Mondiale Marche arriva nel 1975 con la 33 TT 12, equipaggiata dal 12 cilindri da 500 cavalli.
Come dice il proverbio: l’appetito vien mangiando, e ai vertici dell’Alfa Romeo non bastano più le vittorie di classe. Per puntare a quella assoluta, la 33 viene riprogettata: un nuovo telaio con struttura scatolata di derivazione aeronautica, il motore V8 con cilindrata aumentata a 3 litri che arriva ad erogare 400 cavalli, un nuovo cambio a 6 rapporti. Nasce così, nel 1969, l’Alfa Romeo Tipo 33/3. La vettura cambia spesso configurazione grazie alle leggere carrozzerie in vetroresina, che si adattano alle necessità di ciascuna competizione: le diverse conformazioni della parte posteriore - che in gergo vengono dette coda lunga o corta - seguono le esigenze aerodinamiche dei differenti tracciati, così come i musi e gli spoiler anteriori.
Nella stagione 1970, un quartetto di 33/3 partecipa alla 24 Ore di Le Mans: le quattro vetture ufficiali schierate dall’Autodelta sono rosse - il tradizionale colore delle vetture da corsa italiane - ma hanno il frontale dipinto in tinte differenti per essere immediatamente identificate dai box anche da lontano: giallo la n°35 condotta da Nanni Galli e Rolf Stommelen; bianco la n°36 di De Adamich-Courage (lo splendido esemplare conservato nel Museo Storico Alfa Romeo di Arese); azzurro la n°37 di Hezemans-Gregory e con la sola colorazione rosso Alfa la 38 di Zeccoli-Facetti. Di quella gara resta la bellissima testimonianza di molte delle riprese del mitico film/documentario "Le Mans", interpretato da un giovane Steve McQueen. In ottobre in Austria, alla 1000 km di Zeltweg, De Adamich - Pescarolo vincono la Classe salendo sul secondo gradino del podio nella classifica assoluta.
Le qualità del progetto emergono definitivamente nel 1971: le Alfa Romeo Tipo 33/3 regalano numerose soddisfazioni tanto ai piloti quanto all'Autodelta e ai dirigenti dell'Alfa. La potenza sale a 420 cavalli, il cambio torna ad avere 5 marce contribuendo a ridurre al minimo il peso complessivo della vettura. In diverse occasioni l’agile Alfa Romeo 33/3 riesce ad aver ragione di vetture ben più potenti: come alla 1000 km di Brands Hatch con De Adamich-Pescarolo; ancora De Adamich in coppia con Peterson alla 6 ore di Watkins Glen; fino alla grande soddisfazione della doppietta alla Targa Florio con Vaccarella-Hezemans che precedono De Adamich-Van Lennep. Accanto ai risultati più eclatanti a livello europeo sono tante le vittorie anche nelle più brevi corse in salita, dove contano potenza, agilità e leggerezza: doti di cui la 33 dispone in abbondanza e che permettono al pilota di sfruttare, sin dall’inizio, tutto il potenziale della vettura.
L’Alfa Romeo raggiunge il trionfo iridato nella stagione 1975, quando conquista il Campionato Mondiale Marche aggiudicandosi sette delle otto gare valevoli per il Mondiale. Le premesse per la vittoria erano state gettate con la tripletta nella 1000 km di Monza del 1974. La vettura protagonista è l’Alfa Romeo 33 TT 12: telaio tubulare (da cui la sigla TT) in lega d’alluminio e motore a 12 cilindri contrapposti con cilindrata di tre litri e 500 cavalli di potenza massima, che verrà utilizzato dall’Alfa Romeo anche in Formula 1 nel 1979. I maggiori protagonisti al volante sono grandi piloti: Arturo Merzario, Nino Vaccarella, Jochen Mass, Jaques Laffite e Henri Pescarolo.
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