La Fiat 500 nasce tra i due conflitti mondiali con l’intento di proporre una vettura economica con la quale avviare la motorizzazione del Paese. Le dimensioni contenute e la vaga somiglianza con il personaggio di Walt Disney portano a chiamarla Topolino che, pur restando un soprannome, identificherà le tre serie prodotte dal 1936 fino al dopoguerra nel 1955.
All’inizio degli anni Trenta Fiat deve produrre una vettura compatta ed economica con la quale permettere la diffusione dell’automobile in Italia. Inizialmente l’idea dell’allora direttore tecnico l’ing. Antonio Fessia - che in seguito passerà alla Lancia e sarà il padre della Lancia Flavia e non solo - è di produrre una vetturetta “tutt’avanti” cioè con motore e trazione anteriore. È una architettura inusuale per l’epoca, quando il motore era sì all’avantreno, ma la trazione sempre posteriore. A malincuore Fessia deve frenare la spinta innovativa a causa di un inconveniente occorso durante il collaudo del primo prototipo, così, nel 1934, il progetto viene dallo stesso ingegnere affidato al giovane Dante Giacosa, che fino ad allora si era occupato di motori per l’aviazione.
A guidare la progettazione resta sempre il contenimento dei costi che influenza tutte le scelte tecniche del nuovo team di Giacosa: lo schema diventa tradizionale, con motore anteriore e trazione posteriore, ma qualcosa di inusuale rimane, infatti, il quattro cilindri si trova davanti all’asse anteriore ma anche al radiatore.
Con la cilindrata di 569 cc, che darà il nome ufficiale “Fiat 500”, il motore è dotato di valvole laterali che lo rendono particolarmente basso. Gli organi a contorno sono resi quanto più semplici ed economici: il radiatore, posto dietro il motore in posizione rialzata, non necessita di pompa per la circolazione dell’acqua perché si avvale del principio del termosifone che porta verso l’alto l’acqua più calda che, scendendo lungo il radiatore, si raffredda e rientra nel motore. La potenza erogata è di 13 CV che spingono i 740 kg a pieno carico fino a 85 km/h.
Il motore basso con il radiatore alle spalle offre la possibilità di dare al cofano una linea aerodinamica e affusolata, con a fianco i fari esterni che, nella fantasia di chi li vede anche dall’interno della vetturetta, ricordano le orecchie del personaggio dei fumetti Topolino: da qui il soprannome che diventerà subito popolare e identificativo della piccola auto. La collocazione a sbalzo del motore permette alla vettura, con il passo di 2 metri, di offrire una buona abitabilità per due persone e un accenno di divanetto posteriore può ospitare un passeggero solo quando il tetto in tela nella versione in cui è previsto, può essere aperto. Il telaio, estremamente semplice, corre fino alla parte centrale dell’abitacolo terminando prima del ponte rigido posteriore sospeso da una “mezza balestra”. Questa soluzione determinerà in seguito la denominazione dei primi modelli della Fiat 500 A definiti con l’appellativo “balestra corta”.
Nel giugno 1936 la Fiat 500 viene ufficialmente presentata al pubblico come la “nuova piccola grande vettura del risparmio e del lavoro”, come enfaticamente la definisce il filmato dell’Istituto Luce mentre avanza sul terrazzo del Circolo della Stampa, sfoggiando la sua compattezza. La livrea è bicolore con parafanghi, fari e predellini sottoporta neri, quasi a voler enfatizzare ulteriormente la somiglianza con il personaggio dei fumetti. La carrozzeria è proposta in versione berlina o “trasformabile” con il tettuccio in tela apribile. La Fiat 500 è venduta senza paraurti, che possono essere ordinati a parte.
Il prezzo iniziale di vendita è di 8.900 Lire, che corrispondeva a circa venti mensilità di un operaio specializzato dell’epoca, ben oltre le 5.000 obiettivo iniziale prefissato dal management. La 500 non è quindi proprio alla portata di tutti, ma il successo risulta comunque importante, tanto per Fiat quanto per l’Italia. La produzione, fino allo scoppio del secondo conflitto mondiale, si aggira intorno alle 20 mila vetture all’anno.
Nel 1937 entrano in vigore le normative che richiedono la presenza degli indicatori d’arresto e di direzione, mentre nel 1938, dopo circa 46 mila esemplari prodotti, vengono apportate le prime modifiche sostanziali che riguardano soprattutto il telaio, ora prolungato fino al retrotreno in cui compare la nuova sospensione equipaggiata da una balestra intera: l’appellativo di queste sarà Fiat 500 A “balestra lunga”. La modifica, nata per la creazione di una versione che supporti un maggior carico, per uniformità di produzione e per il miglior comfort offerto, viene trasferita su tutta la produzione. La linea di scarico, che fino ad allora terminava a metà della fiancata destra, ora si prolunga oltre il retrotreno.