Il progetto della nuova Abarth 1000 SP nasce in piena coerenza con l’antesignana: punti e linee del design della vettura originale vengono rispettati per garantire la continuità tra la sportiva degli anni Sessanta e la concept car del nuovo millennio. In mezzo ci sono il processo creativo e la riscoperta di un’idea ambiziosa.
Oltre a raccontare un progetto automobilistico di grande fascino per stile, innovazione e design, questa storia ci permette di esplorare uno spaccato di vita aziendale. Una vita che si muove a un ritmo tutto suo, dove i progetti spesso germogliano l’uno dall’altro e le idee circolano senza sosta; o, se rimangono sopite, lo fanno solo in attesa di trovare la strada che in futuro potrà premiarle. E così è avvenuto per la nuova Abarth 1000 SP.
Tutto nasce dalle matematiche del prototipo immaginato nel 2009, che diventa oggetto di un lavoro di remastering: il progetto viene ulteriormente aggiornato, in modo da perfezionare il disegno definitivo della vettura. La nuova Abarth 1000 SP è un’auto organicamente in equilibrio, in cui sono stati rispettati tre principi di design tanto cari all’antesignana degli anni Sessanta. Innanzitutto la leggerezza: nelle forme, nei volumi e ovviamente anche nel peso, quest’auto si distingue per la sua grande efficienza, un tema assolutamente contemporaneo. Il secondo principio è quello dell’aerodinamica: se per la 1000 SP del 1966 questa disciplina trovava applicazione in una serie di test empirici, le moderne tecnologie di progettazione hanno permesso di coniugare le iconiche linee di partenza della 1000 SP con un coefficiente aerodinamico all’altezza di una sportiva dei tempi moderni.
Infine l’ergonomia finalizzata a migliorare l’esperienza d’uso: il design per sua natura ha a che fare con la gestualità perché induce dei comportamenti che devono essere in completa armonia con l’oggetto. Per un’automobile sportiva, questo concetto si traduce nell’ottimizzazione del controllo del mezzo e nel come ci si “sente” a proprio agio a bordo, in termini di percezione degli ingombri e guidabilità. Tutti elementi che hanno rivestito un’importanza fondamentale nella progettazione di questa vettura in edizione limitata.
Nel 1957 Fiat lancia la Nuova 500 che inizialmente non riscontra il successo che avrà in seguito. Abarth, portando in pista una sua versione elaborata, dimostra le doti di affidabilità e robustezza della nuova utilitaria. Dopo quel successo decide di allestire una monoposto da record intorno a quel piccolo bicilindrico da lui elaborato. L’impresa entra nella storia con ben ventotto record abbattuti e spinge l’Abarth a costruire nuove vetture da record per promuovere i propri nuovi motori, avvalendosi ancora del prezioso apporto di Pinin Farina.
Lanciata nel luglio del 1957, la Fiat Nuova 500 non fa immediatamente breccia nel mercato automobilistico: la stampa specializzata e il pubblico non sono particolarmente convinti delle doti del piccolo bicilindrico che muove l’utilitaria. Carlo Abarth, invece, ne intuisce il potenziale e decide di elaborare la vettura e scendere in pista: nasce così l’impresa della Fiat 500 elaborazione Abarth.
Nel febbraio del 1958 sull’anello dell’alta velocità dell’Autodromo di Monza vengono battuti sei record in sette giorni. La scelta di convocare tra i piloti anche autorevoli giornalisti specializzati fa propagare rapidamente in tutto il mondo la notizia dell’eccellente risultato. Il successo smuove nuovamente i dirigenti Fiat, in particolare proprio il presidente Vittorio Valletta. Cambiano così i rapporti tra le due aziende: Abarth ottiene un nuovo contratto commerciale e riconoscimenti economici per ogni record battuto. È solo l’inizio.
L’Abarth, rafforzata dai nuovi stimoli, costruisce intorno allo stesso motore una monoposto da record leggera e filante, utilizzando un telaio tubolare e una scocca aerodinamica realizzata sempre in collaborazione con la Pinin Farina. La monoposto Fiat-Abarth 500 è molto più compatta delle sorelle che l’hanno preceduta, oltre a perdere le pinne posteriori: con il peso di soli 368 kg il motore bicilindrico da 36 CV la spinge oltre i 180 km/h.
Il primo tentativo di record è il 22 settembre 1958, interrotto però da un banale guasto meccanico e dagli scontri notturni con le lepri che popolano il Parco di Monza. Rimediati gli inconvenienti, il 27 settembre inizia il vero assalto ai primati.
Il team formato da nove piloti infrange ben diciassette record sulle lunghe distanze terminando la massacrante maratona il 7 ottobre, solo a causa dalle condizioni meteorologiche avverse. Due settimane più tardi, il 21 ottobre, tre piloti scendono nuovamente in pista e abbattono altri sei record sulle brevi distanze. L’estate successiva, una ulteriore sessione di tentativi permette all’invincibile monoposto Abarth col piccolo bicilindrico della Fiat 500 di inanellare in totale ben ventotto record: un risultato stupefacente.
Archiviati i grandi successi costruiti intorno al piccolo bicilindrico Fiat, l’evoluzione delle monoposto da record Abarth non si arresta ma nel 1960 cambiano, in parte, gli obiettivi della Casa dello Scorpione: ora i record vengono utilizzati per dimostrare non solo la qualità dei motori di partenza, ma soprattutto la potenza e l’affidabilità delle elaborazioni Abarth.
Per questo nuovo progetto Pinin Farina decide di perfezionare ulteriormente l’aerodinamica. Vengono approntati più modelli per testare diverse soluzioni, in particolare nella “coda”, che varia nella forma e nella lunghezza. Come già per la piccola monoposto col motore 500, la nuova carrozzeria da record è priva delle lunghe pinne posteriori utilizzate negli anni precedenti. Non solo: è molto più corta per la sensibile riduzione degli sbalzi oltre le ruote.
Il 22 settembre 1960 la nuova monoposto da record viene equipaggiata con il collaudato 4 cilindri 750 di derivazione Fiat per realizzare quattro record sulla breve distanza, prima dell’esordio del nuovo bialbero da un litro di cilindrata: il 1000 eroga in totale ben 108 cavalli, oltre 100 CV/litro senza sovralimentazione, un valore molto elevato per un motore da competizione dell’epoca che deve sopportare i faticosi percorsi sulla lunga distanza.
Il 28 settembre sono nove i piloti convocati a Monza e dopo dodici ore viene infranto il primo record alla media di oltre 203 km/h. Dopo altri sei primati abbattuti resta da superare il prestigioso record della distanza coperta in 72 ore, quando le condizioni meteo cominciano a peggiorare. Abarth decide di affidare la vettura all’esperto e poliedrico pilota Umberto Maglioli. Ma prima dello scadere del tempo la vettura, a causa della pioggia, perde aderenza e dopo una serie di giravolte si ferma su un terrapieno fuori dal tracciato. Il pilota è illeso ma il motore non è più in grado di ripartire. Carlo Abarth non si arrende e comincia a fare calcoli: il regolamento, infatti, consente che la vettura tagli il traguardo anche a motore spento, purché spinta solamente dal pilota. Maglioli viene così incoraggiato a completare l’impresa e, pur se a spinta, anche il record sulle 72 ore detenuto precedentemente dalla Ford viene battuto coprendo 12.824,545 km con una velocità media di 186,68 km/h.
Proprio un esemplare di Fiat-Abarth 1000 monoposto record Pininfarina è conservato nell’Heritage HUB di Stellantis a Torino, accanto alla prima Abarth 750 record Bertone del 1956 e all’ultima Abarth 1000 monoposto del 1965.
Insieme, le tre monoposto sono esposte nell’area “Records and races” insieme ad altri esemplari che hanno trionfato nei principali circuiti di tutto il mondo.