La passione per le auto classiche non ha confini, ma esistono luoghi definiti nello spazio e sospesi nel tempo che conservano l'essenza di questa passione.
Sono i luoghi di Heritage.
La presenza ai principali eventi del settore è un'occasione imperdibile per ammirare da vicino vetture leggendarie che hanno segnato generazioni di appassionati.
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La storia di quattro grandi brand dell'automobilismo italiano
Dai modelli più rappresentativi ai personaggi più vincenti e rivoluzionari, dagli eventi che hanno rappresentato, questa sezione racconta e celebra i pilastri di Alfa Romeo, Fiat, Lancia e Abarth.
Reloaded by creators è il progetto di Heritage che prevede la vendita di un numero limitato di vetture classiche dei brand Alfa Romeo, Fiat, Lancia, Abarth: modelli storici, dall'autenticità certificata e riportati alla bellezza originaria direttamente dalla Casa Madre.
Nel 1955 intorno al bialbero della Giulietta nasce una barchetta progettata per partecipare alle competizioni nella categoria Sport classe 1500. L'Abarth si occupa dell'elaborazione del motore e realizza il telaio in lamiera, mentre Boano sviluppa l'inedita carrozzeria.
Le grandi trasformazioni in atto al Portello negli anni Cinquanta conducono l’Alfa Romeo a lasciare da vincitrice la Formula 1 ma non per questo a rinnegare il DNA che la lega alle corse. Mentre 1900 e Giulietta rimarcano il concetto di “vettura da famiglia che vince le corse” sbaragliando la concorrenza nella Classe Turismo, in Alfa si sviluppano segretamente prototipi per competere nella categoria Sport.
Dopo l’incredibile e avveniristica 1900 C52 - soprannominata “Disco Volante” - è la volta della 750 Competizione. Se la prima è unica per la forma ogivale che avvolge tutta la carrozzeria, la seconda è altrettanto “fuori dal coro” rispetto alla standard stilistico delle vetture Alfa Romeo di quegli anni.
Il prototipo siglato 750 (il cui nome non si riferisce alla cilindrata bensì al codice interno che identifica la Giulietta) viene infatti sviluppato coinvolgendo l’Abarth, che si occupa dell'elaborazione del motore e dellarealizzazione del telaio e incarica il carrozziere di fiducia Boano di sviluppare l’originale "vestito" per la vettura, che si caratterizza per stilemi diversi da quelli delle Alfa di allora.
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Dai caratteristici tre lobi nella calandra emerge l’identità Alfa Romeo ma la barchetta è ricca di soluzioni inedite, come il doppio scarico nella fiancata sinistra e le pinne posteriori.
La 750 Competizione è una barchetta due posti con la tradizionale guida a destra ma l’abitacolo è diviso in due da una sottile lembo di carrozzeria che l 'attraversa longitudinalmente. Il parabrezza in plexiglass è diviso in due parti raccordate ai piccoli vetri laterali che cingono pilota e copilota. Sotto la piccola porta di sinistra si apre un’ansa, in cui sono ancorati i due silenziatori dello scarico “quattro in due”. Dietro, due pinne conducono ai piccoli proiettori posteriori mentre una più alta "sfuma" il poggiatesta del pilota.
L’Abarth, andando contro corrente rispetto alle vetture da competizione dell’epoca che utilizzano telai tubolari, realizza una scocca portante con lamiere d’acciaio, mentre rimane classica la collocazione anteriore del motore abbinata alla trazione posteriore, così come le sospensioni indipendenti all’avantreno con assale rigido al retrotreno.
Il bialbero della Giulietta Sprint viene elaborato: la cilindrata passa a 1488 cm3 e con l’adozione della testata a doppia accensione la potenza sale a 145 cavalli a oltre 8.000 giri al minuto. Il cambio è a cinque marce e la velocità massima supera i 220 km/h.
Sebbene la vettura venga testata con successo e dimostri buone qualità dinamiche, il progetto viene abbandonato perché l’Alfa decide di non tornare a competere nelle corse. La 750 Competizione in mostra rappresenta quindi un esemplare unico, appartiene alla collezione di FCA Heritage ed è conservata presso il Museo Alfa Romeo di Arese.